Stati Uniti e Regno Unito hanno finalmente raggiunto un’intesa commerciale, segnando il primo accordo significativo dall’inizio della guerra tariffaria promossa dall’amministrazione Trump. L’accordo commerciale USA-UK prevede riduzioni tariffarie su esportazioni di automobili e acciaio britanniche, pur mantenendo una tariffa generale del 10% sulla maggior parte dei beni. Mentre Londra e Washington celebrano il risultato, l’Unione Europea si prepara a possibili contromisure, avendo già predisposto una lista di prodotti americani da colpire con dazi qualora i negoziati transatlantici dovessero arenarsi.
I dettagli dell’accordo commerciale tra Stati Uniti e Regno Unito
L’accordo commerciale annunciato giovedì tra Stati Uniti e Regno Unito rappresenta un punto di svolta nelle relazioni economiche transatlantiche, anche se di portata più limitata rispetto a quanto inizialmente sperato da Londra. Il patto, presentato dal presidente americano alla Casa Bianca con il primo ministro britannico Sir Keir Starmer collegato telefonicamente, prevede l’eliminazione delle tariffe aggiuntive del 25% su automobili e metalli che l’amministrazione americana aveva precedentemente imposto, pur mantenendo una tariffa generale del 10% sulla maggior parte delle esportazioni britanniche.
Secondo i termini dell’accordo commerciale USA-UK, le esportazioni britanniche di acciaio e alluminio saranno completamente esentate da dazi, mentre le prime 100.000 auto britanniche vendute annualmente negli Stati Uniti (che rappresentano la stragrande maggioranza del totale) saranno soggette a una tariffa ridotta del 10% invece del precedente 27,5%. “Questo storico accordo è una vittoria per le imprese e i lavoratori britannici, proteggendo migliaia di posti di lavoro in settori chiave come la produzione automobilistica e l’acciaio”, ha dichiarato Starmer.
In cambio, il Regno Unito offrirà agli agricoltori e allevatori americani un accesso migliorato al mercato attraverso un sistema di quote tariffarie ridotte, senza tuttavia alterare i propri standard alimentari, aprendo la strada a maggiori importazioni di carne bovina. Londra rimuoverà inoltre le proprie tariffe su fino a 1,4 miliardi di litri di etanolo statunitense, una concessione che ha già sollevato preoccupazioni tra i produttori agricoli britannici.
Reazioni del mercato e prospettive
I mercati azionari americani hanno reagito positivamente all’annuncio, con gli investitori incoraggiati dalla prospettiva di ulteriori accordi simili con altri partner commerciali, inclusa potenzialmente la Cina, per limitare i danni delle tariffe che hanno soffocato il commercio globale. L’indice S&P 500 è salito più dell’1%, raggiungendo il suo livello più alto dal 27 marzo, prima di cedere terreno e chiudere la giornata con un guadagno dello 0,6%. Anche i mercati asiatici hanno mostrato segni di ottimismo il venerdì seguente, con il Topix giapponese in rialzo dell’1,3% e l’indice di Taiwan in crescita dell’1,7%, mentre i mercati cinesi sono rimasti sostanzialmente stabili.
È significativo che il segretario al Tesoro americano Scott Bessent e alti funzionari cinesi siano programmati per incontrarsi in Svizzera questo fine settimana per tentare di allentare la guerra tariffaria tra le due maggiori economie mondiali. “Vi posso dire che la Cina ha molto interesse a raggiungere un accordo. Vedremo come andrà”, ha affermato il presidente americano, aggiungendo che le tariffe statunitensi sui prodotti cinesi non possono salire ulteriormente essendo già al 145%, suggerendo quindi che potrebbero solo diminuire.
Criticità e limitazioni dell’accordo USA-UK
Nonostante i toni celebrativi, diverse criticità emergono dall’analisi dettagliata dell’intesa. L’accordo, descritto dal presidente americano come “completo e comprensivo”, mantiene in vigore i dazi del 10% sulla maggior parte delle esportazioni britanniche imposti il mese scorso. Secondo il testo dell’accordo reso pubblico giovedì, le due parti si sono impegnate a continuare i negoziati per riduzioni tariffarie in “settori di importanza”, evidenziando come l’intesa attuale rappresenti solo un primo passo.
I team di Trump e Starmer hanno anche concordato di lavorare a un patto sul commercio digitale per approfondire la cooperazione e affrontare le preoccupazioni statunitensi riguardo alla tassa sui servizi digitali del Regno Unito, che per ora rimane in vigore. Entrambe le parti hanno accettato di negoziare ulteriormente sui prodotti farmaceutici, che secondo funzionari statunitensi sarebbero stati soggetti a tariffe nel giro di poche settimane senza un accordo.
“Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno lavorato per anni cercando di raggiungere un accordo, senza mai riuscirci completamente. Ci sono riusciti con questo primo ministro”, ha dichiarato il presidente americano alla Casa Bianca, affiancato dal vicepresidente JD Vance, dal segretario al commercio Howard Lutnick e dall’ambasciatore britannico a Washington, Lord Peter Mandelson. Rivolgendosi ai lavoratori della fabbrica Jaguar Land Rover nelle West Midlands, Starmer ha sottolineato che l’accordo è solo l’inizio di un processo: “Questi sono posti di lavoro salvati, non lavoro concluso. Continueremo a costruire su questo accordo”.
Critiche dalle opposizioni britanniche
Le opposizioni britanniche non hanno tardato a criticare l’intesa. Andrew Griffith, portavoce commerciale dei Conservatori, ha definito l’accordo deludente, chiamandolo “un accordo Diet Coke, non quello vero”. La leader Tory Kemi Badenoch è stata ancora più diretta: “Siamo appena stati fregati”. Queste critiche riflettono la percezione che il Regno Unito abbia ottenuto concessioni limitate rispetto alle aspettative iniziali.
Implicazioni per future negoziazioni commerciali degli USA
L’accordo con il Regno Unito potrebbe fornire un modello per i negoziati americani con altri paesi, con India, Vietnam, Giappone e Corea del Sud considerati i più vicini a raggiungere intese con Washington. Tuttavia, il presidente americano ha avvertito che gli Stati Uniti insisteranno affinché i dazi complessivi sui paesi con ampi surplus commerciali con l’America possano rimanere ben oltre il 10%. “Alcuni saranno molto più alti”, ha affermato, aggiungendo che “il modello del 10% è probabilmente il più basso”.
Questa posizione indica chiaramente che, nonostante l’apparente disponibilità a negoziare, l’amministrazione americana intende mantenere una postura protezionistica nei confronti dei partner commerciali che godono di significativi vantaggi nella bilancia commerciale bilaterale, come appunto Cina, Giappone e Corea del Sud.
Dubbi sulla compatibilità con le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio
L’accordo commerciale USA-UK ha sollevato interrogativi tra esperti legali e commerciali riguardo alla sua compatibilità con le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), che richiedono che le tariffe siano applicate in modo equo. Ignacio García Bercero, ex alto funzionario della Commissione Europea ora presso il think-tank Bruegel, ha sottolineato che la decisione del Regno Unito di ridurre le tariffe per gli esportatori statunitensi senza estendere lo stesso accordo ad altri paesi rischia di affrontare sfide legali.
Secondo il concetto di “nazione più favorita” dell’OMC, i paesi devono offrire le stesse aliquote tariffarie a tutti i paesi, a meno che non vengano ridotte tramite un accordo commerciale bilaterale che copra “sostanzialmente tutto il commercio”, cosa che il patto USA-UK annunciato giovedì non fa. “È preoccupante se il Regno Unito ha offerto concessioni tariffarie preferenziali agli Stati Uniti. In assenza di qualsiasi impegno da parte degli Stati Uniti a eliminare le tariffe su altri paesi, questo non può essere giustificato”, ha aggiunto Bercero.
Tuttavia, un avvocato commerciale, che ha chiesto di restare anonimo, ha fatto notare che le regole dell’OMC consentono l’introduzione graduale degli accordi commerciali. “Potrebbero dire che è l’inizio dei negoziati per un accordo di libero scambio e poi impiegare 10-15 anni per ‘concluderlo'”, ha affermato. Questa strategia potrebbe offrire a entrambe le parti un meccanismo per giustificare le concessioni selettive mantenendo una parvenza di conformità con le regole dell’OMC.
La posizione dell’Unione Europea e le potenziali contromisure
Mentre Stati Uniti e Regno Unito celebrano il loro accordo, l’Unione Europea si prepara a possibili scenari di confronto commerciale con Washington. Bruxelles ha elaborato una lista di prodotti americani da inserire in una “lista nera” ogni qualvolta i negoziati dovessero giungere a un punto morto, una strategia difensiva che evidenzia le tensioni persistenti nelle relazioni commerciali transatlantiche.
La preparazione di questa lista di prodotti soggetti a potenziali tariffe di ritorsione rappresenta una mossa calcolata da parte dell’UE per mantenere un elemento di deterrenza nei confronti di possibili ulteriori iniziative protezionistiche americane. Questa strategia si basa su precedenti storici, come la disputa sulle tariffe sull’acciaio e l’alluminio del 2018, quando l’UE impose tariffe su prodotti simbolici americani come motociclette Harley-Davidson, jeans Levi’s e bourbon Kentucky.
Un contesto commerciale globale in evoluzione
L’accordo USA-UK e il posizionamento dell’UE si inseriscono in un contesto commerciale globale in rapida evoluzione, caratterizzato da crescenti tensioni geopolitiche e da una tendenza verso il protezionismo e la regionalizzazione delle catene di approvvigionamento. La pandemia di COVID-19 e i conflitti geopolitici hanno accelerato questa tendenza, spingendo molti paesi a riconsiderare le proprie dipendenze commerciali e a cercare di rafforzare la resilienza economica.
In questo scenario, l’Unione Europea si trova a dover bilanciare il proprio impegno verso il multilateralismo e il libero scambio con la necessità di proteggere i propri interessi economici e la propria autonomia strategica. La preparazione di contromisure tariffarie rappresenta quindi non solo una risposta tattica alle politiche commerciali americane, ma anche una manifestazione di questa più ampia strategia di autoaffermazione nel panorama commerciale globale.
Prospettive future per le relazioni commerciali transatlantiche
Guardando al futuro, le relazioni commerciali transatlantiche rimarranno probabilmente caratterizzate da una miscela di cooperazione e competizione. L’accordo USA-UK, pur limitato nella sua portata, potrebbe servire da catalizzatore per ulteriori negoziati tra Stati Uniti ed Europa, offrendo un modello di compromesso che bilancia interessi commerciali e preoccupazioni di sicurezza nazionale.
Tuttavia, le tensioni sottostanti riguardanti i sussidi industriali, le politiche digitali e le differenze normative continueranno probabilmente a complicare il dialogo transatlantico. L’Europa spera che, dopo aver raggiunto un accordo con il Regno Unito, gli Stati Uniti siano aperti a negoziati costruttivi anche con l’UE, ma si prepara a scenari meno favorevoli attraverso la sua strategia di contromisure mirate.
In conclusione, mentre l’accordo USA-UK rappresenta un passo verso la de-escalation delle tensioni commerciali, il percorso verso un sistema commerciale transatlantico stabile e prevedibile rimane irto di sfide. La capacità di Stati Uniti, Regno Unito ed Unione Europea di bilanciare i propri interessi nazionali con l’impegno verso un ordine commerciale basato su regole determinerà in larga misura il futuro delle relazioni economiche tra queste potenze occidentali.